Budget cap: la Red Bull se la cava con una pena minima

La Formula 1 mette in gioco il suo futuro. la pena minima inflitta alla Red Bull per aver infranto il budget cap alimenterà polemiche a non finire. C’è in gioco la credibilità dello sport

La Red Bull ha superato il budget cap di 1,8 milioni di sterline, ovvero 2,1 milioni di dollari collezionando 13 errori di procedura, ovvero considerando extra budget-cap costi che invece andavano compresi. Qualcuno potrebbe dire che la colpa è di un regolamento poco chiaro, ma allora dovrebbero spiegarci perché 9 team su 10 hanno capito benissimo dove inserire certi costi. L’infrazione ritenuta minima è stata di 2,1 milioni di dollari.

Ricordate che cosa aveva dichiarato Mattia Binotto qualche settimana fa? “Quattro milioni di euro sono 70 ingegneri che possono sviluppare la macchina, parliamo di mezzo secondo di vantaggio. Un divario che ci si porta dietro anche l’anno seguente. Noi siamo rimasti nei margini, ma abbiamo fatto davvero fatica”. Se quattro milioni equivalgono a 70 ingegneri, due milioni significano 35 ingegneri e un vantaggio di due decimi e mezzo stando alla Tabella Binotto che pure Lewis Hamilton ha fatto sua. È ovvio che leggendo la pena inflitta alla Red Bull ci sia del malumore nell’aria. La Red Bull è stata infatti condannata ad una sanzione di 7 milioni di dollari e alla riduzione del 10% delle ore a disposizione per regolamento in galleria del vento. Un provvedimento che permetterà alla Red Bull di lavorare 1.260 ore invece delle 1.400 che avrebbe avuto come team campione del mondo. Poco più di un buffetto.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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